Un’adesione massiccia, in aumento rispetto allo scorso anno, ha registrato lo sciopero indetto da CUB, USI, COBAS, SGB, raccogliendo l’appello di NON Una Di Meno. Nonostante l’indifferenza dei sindacati confederali e il disinteresse dei mezzi d’informazione.
Le lavoratrici e i lavoratori hanno ribadito attraverso lo sciopero, strumento di lotta per eccellenza, la volontà di smantellare il sistema patriarcale e liberista che si basa sullo sfruttamento e l’oppressione, in cui le donne hanno meno accesso al lavoro, soprattutto alle figure apicali, ricevono salari inferiori agli uomini, si fanno carico quasi esclusivo del lavoro di cura, hanno carriere discontinue, spesso part time; in cui la femminilizzazione del lavoro, soprattutto nei settori dei servizi alla persona, ha portato ad un progressivo impoverimento dei salari.
In mattinata la CUB ha indetto, con USI e Cobas, un presidio delle lavoratrici e dei lavoratori delle cooperative e aziende che svolgono i servizi in appalto con Roma Capitale e altre Pubbliche Amministrazioni (servizi agli anziani e ai disabili, servizi scolastici e culturali), in Piazza Madonna di Loreto, nei pressi del Campidoglio, per manifestare contro lo smantellamento del welfare che costringe ogni anno migliaia di donne a lasciare il lavoro (solo quest’anno quasi 30.000), l’esternalizzazione dei servizi, che si traduce da una parte nella precarizzazione del lavoro e nel peggioramento delle condizioni di vita dei lavoratori, riducendo le tutele salariali e normative, dall’altra nell’abbassamento della qualità e dei livelli di assistenza.
Una delegazione di lavoratrici è stata ricevuta dall’assessora Flavia Marzano, la quale si è resa disponibile a farsi portavoce nella Assemblea Capitolina e a convocare un tavolo con le rappresentanze sindacali.
Alle 17 il presidio è confluito nel fiume di circa 50.000 persone che ha sfilato compatto e colorato da Piazza Vittorio a Piazza Madonna di Loreto contro la violenza e la discriminazione di genere, contro il Decreto Sicurezza e il Ddl Pillon, per rivendicare l’autodeterminazione e la libertà delle donne.
L’8 marzo è tornato ad essere una giornata di lotta e di protesta contro tutte le discriminazioni.