E’ ORA DI METTERE IN SICUREZZA L’INTERO PAESE
Il crollo del ponte che collega Liguria e Toscana, una tragedia che solo per miracolo non è costata la vita di molte persone, impone una profonda riflessione sullo stato del nostro Paese e sulle vere urgenze che è necessario affrontare subito, senza ulteriori rinvii.
Si tratta dell’ennesima dimostrazione dell’allarmante stato di degrado in cui versno i ponti, le gallerie, le strade ed autostrade italiane: non passa giorno che, anche dopo il crollo del Ponte Morandi a Genova, si ripetano episodi che evidenziano lo stato fatiscente del nostro sistema viario. Ma si tratta anche di un disastro annunciato e favorito dalle privatizzazioni delle nostre infrastrutture che, significativamente, si verifica proprio quando gli industriali insistono incoscientemente nella difesa dei propri interessi e incalzano il Governo sulla ripartenza delle attività economiche, rifiutando di assumere le proprie responsabilità sulla disastrosa diffusione del contagio in Lombardia e in altre aree del Paese.
Riteniamo inaccettabile il tentativo odierno, attuato sui principali quotidiani, di sminuire le responsabilità dei concessionari privati, sottolineando le “pecche” di Anas (società di diritto privato che fa parte del gruppo FS), venute a galla anche con il crollo di ieri, ad Albiano Magra. Noi preferiamo sottolineare sia l’urgenza di manutenere, mettere in sicurezza e ricostruire, sia la necessità di istituire un sistema di controllo efficiente, composto da soggetti che non siano disposti a chiudere gli occhi e a far rimandare sine die gli investimenti.
Il partito delle grandi opere e dello sblocca cantieri, che senza alcuna vergogna mira alla cancellazione del codice degli appalti, dovrebbe finalmente tacere perchè sono altre le priorità. In primo luogo quella, urgente e irrinunciabile, di tutelare i cittadini che ogni giorno percorrono le strade d’Italia, esponendosi a rischi che non devono e non possono esistere.
Sappiamo che spetta alla magistratura accertare le responsabilità penali e inchiodare alle proprie colpe, sia di ieri che di oggi, chi non ha fatto il proprio dovere, pubblico o privato che sia, ma la responsabilità politica delle scelte operate finora è già evidente e, visto quanto ormai emerge quotidianamente, non esonera nessuna forza politica dal cambiare percorso e provare, finalmente, a tutelare il bene comune, piuttosto che indecorosi interessi di bottega. A questo fine sottolineiamo l’urgenza di superare il sistema delle concessioni che ha permesso ai soliti “prenditori” di mettere in cascina profitti miliardari. Quei profitti si devono invece usare per la “ricostruzione” e riteniamo indecoroso il balletto, in scena ormai da mesi, sul futuro delle concessioni autostradali ad Aspi, minacciata di revoca, ma mai realmente perseguita come sarebbe stato doveroso.
Riteniamo infine indispensabile superare il sistema di frazionamento delle responsabilità sullo stato delle strade tra Regioni, Province e Comuni. È ora di dire chiaramente che la tanto invocata sovranità territoriale nasconde ben altre mire che risiedono essenzialmente nella gestione dei bilanci e che ciò che davvero serve è un coerente piano di interventi nazionale che punti alla messa in sicurezza e alla ricostruzione del sistema viario sottraendolo alle speculazioni di ogni risma e imponendo il rispetto del territorio.
Perciò la Cub chiede l’immediata definizione di una attenta mappatura che evidenzi, con trasparenza e rigore, lo stato di strade e autostrade e individui le opere prioritarie.
Confederazione Unitaria di Base
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