Il datore di lavoro, sia esso privato o pubblico, oltre all’erogazione della retribuzione al lavoratore, ha l’obbligo di versare all’INPS i relativi contributi. L’importo contributivo non è composto solamente dal 9,19% (9,49% in alcuni casi) che figura in busta paga e che viene trattenuto al lavoratore (cd. “contributi carico dipendente”), ma vi è anche una seconda parte di contributi, totalmente a carico del datore di lavoro (cd. “contributi carico azienda”), che in genere si aggira al 23,81% (la percentuale dipende dal settore di riferimento dell’azienda). Quindi, le due componenti formano l’intero ammontare contributivo che l’azienda è tenuta a versare mediante mod. F24, entro il 16 del mese successivo di riferimento.
Il lavoratore, però, non è a conoscenza se il datore di lavoro abbia effettivamente versato i contributi, o li abbia versati parzialmente. Per ovviare a tale dubbio è possibile servirsi di una funzione telematica presente sul sito INPS, meglio nota come “estratto conto contributivo”. Si tratta di un documento riepilogativo che contiene il numero delle settimane contributive complessive, le aziende che hanno versato i contributi, nonché la retribuzione di riferimento sulla quale è stata applicata la percentuale contributiva. E se da un’attenta verifica si ci accorge che manchino alcuni contributi? Come bisogna comportarsi in questi casi? Come recuperare i contributi INPS? Bisogna fare una domanda specifica? C’è un costo da sostenere? Andiamo per ordine e vediamo step by step cosa fare in caso di contributi Inps mancanti.
Contributi Inps mancanti: cosa fare
Quando si ci accorge che mancano alcuni contributi Inps nel proprio estratto contributivo, bisogna preliminarmente valutare se:
- il datore di lavoro abbia effettivamente versato i contributi;
- il datore di lavoro non abbia versato i contributi.
Nel primo caso, è sufficiente inviare, tramite il portale dell’Istituto Previdenziale, una segnalazione contributiva con la documentazione probante.
Nella seconda fattispecie, invece, risulta fondamentale capire se dall’inadempienza contributiva siano trascorsi più o meno di 5 anni. Tale dato è fondamentale per capire se i contributi sono caduti in prescrizione o meno.
Contributi Inps mancanti: errore “estratto conto contributivo”
In primo luogo, è bene premettere che l’estratto conto contributivo non è sempre aggiornato. Infatti, l’INPS carica con ritardo gli ultimi contributi. Tuttavia, se anche dopo parecchio tempo i contributi non risultassero, quindi effettivamente non siano stati pagati dal datore di lavoro, si può agire telematicamente per risolvere il problema.
In particolare, occorre accedere alla funzione “segnalazione contributiva”, sempre accessibile dal menù sulla sinistra della pagina, sotto “Posizione assicurativa”. A questo punto, il servizio permette di segnalare:
- il periodo mancante;
- il tipo di contribuzione mancante;
- la sede INPS di competenza.
È possibile allegare anche la documentazione relativa ai periodi mancanti (buste paga, ricevute di versamento, ecc.).
Contributi Inps mancanti: non versati datore
Più complicata è la situazione qualora la mancanza dei contributi siano imputabili al datore di lavoro. In primo luogo, bisogna osservare l’arco temporale in cui si collocano i contributi non versati, ossia inferiore o superiore a 5 anni.
Se i contributi mancanti riguarda un periodo inferiore a 5 anni, è sufficiente darne tempestivamente informazione all’Inps. Quest’ultimo, in cooperazione con l’Agenzia delle Entrate, avvia le necessarie verifiche per attestare effettivamente l’omissione.
Ma come fare se i contributi mancanti sono caduti in prescrizione, vale a dire superino i 5 anni. In questo caso, né l’INPS può agire per ottenere i contributi né l’azienda stessa può spontaneamente sanare la propria posizione, in quanto il debito è prescritto.
Cosa fare? Si perdono i contributi? Assolutamente no. La legge consente al lavoratore di servirsi di un particolare strumento denominato “costituzione di rendita vitalizia”. Chiaramente per avviare la pratica di recupero è necessario provare con dei documenti certi l’omissione contributiva. Quindi, dalla documentazione deve risultare: l’esistenza del rapporto di lavoro, la durata e l’ammontare della retribuzione corrisposta.
Per l’avvio della “costituzione di rendita vitalizia”:
- non è necessario possedere un minimo di annualità di contribuzione;
- non è previsto alcun termine di prescrizione per la domanda di costituzione di rendita vitalizia;
- è gratuita.
Da notare che il lavoratore può produrre nuova documentazione che attesti l’esistenza del rapporto di lavoro in qualsiasi momento, anche dopo l’eventuale reiezione della domanda da parte dell’Inps.
Si specifica, infine, che non possono essere riscattati nell’Assicurazione generale obbligatoria (Ago) i periodi soggetti a contribuzione presso un altro ente previdenziale (ad esempio i periodi lavorati presso un ente locale soggetto alla Cpdel).