Ipotesi rinnovo CCNL Turismo: una strage di diritti

Il 9 febbraio ha trovato ulteriore conferma la tendenza a rinnovare i CCNL nel segno dell’arretramento dei diritti di chi lavora. Fipe-Confcommercio, Angem, ACI – Alleanza delle Cooperative da una parte e Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs dall’altra hanno sottoscritto un’ipotesi di accordo per il rinnovo del CCNL Turismo che, nel suo complesso, si rivela essere un vero e proprio trionfo per la parte datoriale. Vediamone alcuni punti salienti:

1. Incrementi salariali.
L’aumento di Euro 100, per il 4° livello a tempo pieno in un settore dove la maggior parte dei lavoratori è al 6 livello o al 6S determinando aumenti irrisori in considerazione dei numerosi contratti part-time, per giunta scaglionato in 4 anni e in 5 decorrenze (25 euro, 1° gennaio 2018; 20 euro, 1° gennaio 2019; 20 euro, 1° febbraio 2020; 15 euro, 1° marzo 2021; 20 euro, 1° dicembre 2021). Come Flaica Uniti Cub ha più volte ribadito, un incremento salariale realmente adeguato al costo della vita dovrebbe attestarsi sui 200 euro mensili.

2. Flessibilità oraria.
Nel contratto viene delineato un programma di flessibilità “multiperiodale” che concede all’azienda la possibilità di far lavorare i dipendenti full time fino a un massimo di 48 ore per 20 settimane l’anno. Il tutto, a parità di salario! Nelle restanti 20 settimane, l’orario viene ridotto in modo da garantire l’orario contrattuale medio di 40 ore. E’ un’ulteriore forma estrema di flessibilità concessa agli imprenditori, senza compensazioni economiche e senza possibilità di controllo da parte dei lavoratori.

3. ROL.
I sindacati firmatari cantano vittoria per il mantenimento dei permessi retribuiti a fronte di un’offensiva padronale volta a una loro riduzione. In linea con il Contratto del Terziario, battistrada di precarietà, per i nuovi assunti si procede con gradualità, tanto che potranno maturare i ROL solo a partire dai 4 anni dall’assunzione. Senza contare che, in realtà questi permessi non sono pienamente nelle disponibilità del lavoratore, ma vengono utilizzati dall’azienda in funzione delle sue necessità tecnico-organizzative, imponendoli secondo la logica del profitto e del massimo fruttamento; il che potrebbe quantificarsi in una sottrazione di ben 2854 euro circa per lavoratore nel corso del quadriennio.

4. Aumento del prezzo del vitto.
La trattenuta a carico del lavoratore che usufruisce del pasto aumenterà del 100% e arriverà sino a Euro 1,70 al gg. attraverso un processo a “tappe” (aumento di 0,20 dal 1° gennaio degli anni 2018-2019-2020-2021).

5. Scatti di anzianità.
I datori di lavoro hanno sventolato l’obiettivo massimo della loro abrogazione, portando comunque a casa un bottino prezioso. La maturazione degli scatti non sarà più triennale, bensì quadriennale, in secondo luogo essi saranno esclusi dal computo legato alla quattordicesima mensilità e non incideranno sul trattamento di fine rapporto per il periodo 1° gennaio 2018/31 ottobre 2021. Un dato che rinvia a un drastico peggioramento delle condizioni economiche dei lavoratori. Se si associa l’intervento sugli scatti – e, quindi, sul tfr – al già citato aumento della trattenuta sul pasto si può arrivare a una perdita, sul quadriennio, di ben 1103 euro per lavoratore.

6. Una tantum.
Non è previsto nessun recupero, in termini di salario, per gli anni passati senza rinnovo contrattuale. Si parla invece di garanzia retributiva in caso di assenza di contrattazione di secondo livello e, in tal senso, si definisce un importo una tantum di 140 euro, per i livelli 4 e 5, che potrà essere trasformato in welfare aziendale sulla base di accordi tra le parti che sicuramente firmeranno i
Insomma, quella che viene presentato dai sindacati firmatari come un’ipotesi di rinnovo contrattuale positiva, perché ottenuta in condizioni difficili, è invece fortemente lesiva della dignità di chi quotidianamente fatica per tenere in piedi un settore importante dell’economia italiana.
Per ricondurre a più miti pretese gli imprenditori, i sindacati confederali avrebbero dovuto spendersi meno in parole e più in mobilitazioni.
Come Flaica Uniti Cub riconfermiamo le nostre proposte di miglioramento salariale e normativo, invitando nuovamente le lavoratrici e i lavoratori alla lotta contro questa ulteriore svendita dei loro diritti fondamentali. Opponiamoci a questo a questo scempio.

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