Precarietà – L’unica alternativa è la lotta

L’ultimo rapporto annuale che l’ISTAT ha presentato a Roma il 16 maggio, certifica la precarizzazione e l’impoverimento del lavoro che come CUB denunciamo da tempo. Sebbene il tasso di occupazione sia aumentato di pochissimo (1,2%) e soprattutto nella fascia di età oltre i 50 anni, per effetto dell’aumento dell’età pensionabile, che “rallenta l’incremento del lavoro standard a tempo pieno e durata non determinata” a causa del venir meno delle agevolazioni fiscali.

Rispetto al 2008, l’incidenza del lavoro standard sul totale dell’occupazione scende dal 77,0 al 72,7 % .
Nel 2017 a crescere è stato solo il lavoro atipico, i contratti a termine sono aumentati del 12,3% la maggioranza dei contratti ha durata inferiore a 12 mesi! Un quarto dei lavoratori atipici è impiegato nel settore del commercio, del turismo e della ristorazione. Oltre ai giovani, questa forma di lavoro coinvolge sempre più anche gli adulti (35 – 49 anni) e i soggetti con responsabilità familiari.

Questi dati confermano una drammatica trasformazione del mondo del lavoro: le scelte politiche hanno portato ad una progressiva riduzione dei diritti e delle tutele e la stagnazione dei salari producendo un esercito di nuovi lavoratori precari e sempre più poveri.
Camerieri, commessi, fattorini sono i nuovi operai, che, però, sono isolati e frammentati.

Spesso, sotto lo stesso tetto, ci sono lavoratori impegnati nella stessa attività produttiva che dipendono da aziende diferenti ed hanno trattamenti diversi, molti lavoratori operano in un mercato totalmente deregolamentato e senza alcuna tutela, come i fattorini (gig economy).
Oggi più che mai è necessario che i lavoratori si organizzino per ribadire questo stato di cose, riportando al centro del discorso pubblico la dignità del lavoro e non più il profitto.

E’ il momento di rialzare la testa, di opporsi allo sfruttamento e di contrastare le disuguaglianze.

La nostra unica forza è la partecipazione

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