Decreto dignità: cosa cambia?

Contratti a termine: La durata massima dei contratti a termine passa da 36 a 24 mesi; il numero di proroghe scende da 5 a 4. Il decreto reintroduce l’obbligo di causale, abolito dal Decreto Poletti, ma solo dopo i 12 mesi.

La causale può essere motivata da:

  • esigenze connesse a incrementi temporanei, significativi e non programmabili dell’attività ordinaria;
  • Sostituzione di lavoratori assenti.

Contribuzione aggiuntiva: i contratti a termine diventano più costosi per il datore di lavoro. Il Decreto aumenta dello 0,5% la contribuzione prevista dalla Legge Fornero per i contratti a termine, che serve al finanziamento della Naspi.

Somministrazione: viene equiparata ai contratti a termine per quanto riguarda la durata massima, il numero di rinnovi o proroghe. Tuttavia il decreto non prevede il tetto del 20% di contratti a termine rispetto ai tempi indeterminati, né il diritto di precedenza nelle assunzioni.

Indennizzo a carico del datore di lavoro in caso di licenziamento illegittimo, per i dipendenti assunti a tempo indeterminato: l’indennità, calcolata in base all’anzianità aziendale, va da un minimo di 6 a un massimo di 36 mensilità (Il jobs act prevedeva un minimo di 4 e un massimo di 24 mensilità).

Bonus per l’assunzione a tempo indeterminato di giovani under 35: è prorogato fino al 2020.

Prestazioni occasionali (voucher): sono ammesse nel settore dell’agricoltura e del turismo, per un massimo di 10gg.

L’obiettivo dichiarato del Decreto, che la CUB sostiene da tempo, è la lotta al precariato. Tuttavia la grande maggioranza dei contratti a tempo determinato non sarà toccata dalla nuova normativa, infatti circa l’83% dei contratti a termine stipulati nel 2017 era di durata inferiore. Inoltre, la riduzione del numero di rinnovi indurrà la parte padronale ad aumentare la rotazione dei lavoratori.

Per quanto riguarda la tutela dei lavoratori dal licenziamento illegittimo l’unica tutela concreta per i lavoratori sarebbe stata la reintegrazione nel posto di lavoro, la restituzione dell’art.18, Invece si ripropone la volontà di monetizzare i diritti, limitandosi ad aumentare l’indennizzo!

In definitiva un decreto che cambierà pochissimo il mondo del lavoro, dopo anni di pesanti arretramenti.

L’unico strumento per restituire dignità ai lavoratori è, ancora una volta, la lotta di classe!

La CUB per il 26 ottobre 2018 proclama lo Sciopero Generale per intera giornata, per contrastare le disuguaglianze, rilanciare il conflitto.

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